Comunicato CoNO sulla festa di Chiusura di Torino 2026

In sette mesi di “campagna” per la candidatura italiana, ed in particolare torinese, alle Olimpiadi invernali 2026 non un solo articolo né servizio filmato è stato speso per approfondire le enormi criticità di questa proposta. I mezzi di informazione hanno “cavalcato” la notizia solo per speculare su contrasti interni alla maggioranza del consiglio comunale. Giornalismo gossip quando invece ci sarebbe stato abbondante materiale per un importante lavoro d’inchiesta.

Il CoNO, coordinamento spontaneo di cittadini/e, realtà sociali e associazioni, ha in questi mesi provato a rompere questo muro disinformativo proponendo assemblee cittadine, azioni informative sul territorio e tramite i social, nella speranza che una proposta di tale portata e incidenza sui bilanci comunali fosse discussa e sottoposta a decisione popolare, così come è avvenuto in molte altre città candidate.

La festa di sabato 6 ottobre in piazza Santa Giulia aveva il medesimo obbiettivo, sfruttando il felice esito della mancata candidatura torinese ma volendo rilanciare sul piano nazionale.

Ogni persona in più raggiunta è per noi un successo. Nel caso di malaugurata assegnazione all’Italia diamo tuttavia già appuntamento alla stampa a marzo 2026 per commentare insieme (a cose fatte) i conseguenti disastri economici e ambientali. Un vero peccato che in quel caso però nulla potrà modificare i fatti e il peso, in termini economici ed ambientali, lasciati in eredità al paese.

Appuntamento 6 ottobre – comunicato

Sabato 6 ottobre dalle ore 20 in Piazza Santa Giulia a Torino avrà luogo una manifestazione politica che celebrerà la mancata candidatura torinese.
Sono previsti gli interventi di musicisti, poeti, cantastorie, persone comuni, militanti e attivisti: ci sarà musica, ci saranno parole, ci sarà condivisione.
Una festa, perché le feste, da sempre, possono essere punti di rivendicazione sociale, culturale e politica.
La nostra manifestazione, che purtroppo temiamo non sarà l’ultima perché incombe sempre la tentazione di riaprire la partita laddove prevalgono appetiti scomposti, avrà anche lo scopo di chiarire che il CoNO non è espressione di alcun partito e men che meno del Movimento 5 Stelle torinese.
Sono apparse ricostruzioni giornalistiche che reiterano una visione distorta del nostro essere: la festa di sabato sarà un’ottima occasione politica per chiarire “ciò che non siamo, ciò che non vogliamo”, come scrisse il poeta.
La nostra è una trasversalità culturale e geografica: vinta la battaglia torinese, il nostro agire si sposterà sul piano nazionale.
L’attuale idea di Olimpiadi finanziate dalle regioni coinvolte è tanto dannosa quanto ridicola: nuove tasse, nuovi debiti – si parla già di fidejussioni bancarie che le regioni chiederanno alle banche, da presentare al CIO – nuovi tagli, soprattutto alla sanità: per cosa?
Che senso ha che il governo finanzi, ad esempio, forme di deficit spending se poi le regioni aumenteranno la pressione fiscale?
Di tutto questo, in allegria e convivialità, parleremo sabato sera.

Festa di chiusura di Torino 2026 (06/10/2018 h 20:00)

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Festa di chiusura di Torino 2026
6 ottobre 2018 – P.za Santa Giulia ore 20 – 23
Comunicato CoNO2026 03.10.2018

Perché festeggiare la mancata candidatura olimpica torinese?
I Giochi nacquero come momentum di amicizia tra i popoli, unione di culture volta trasformare il conflitto in competizione.
Di quei valori non rimane nulla.
Quei valori sono stati trasformati in un valore monetario, squisitamente speculativo.
Tutte le città che hanno ospitato i Giochi Olimpici sono state successivamente travolte dai debiti.
Perfino il governo italiano, nel quale non ci riconosciamo, ha preso atto del massacro economico che rappresentano le Olimpiadi, oggi.
E non le finanzierà.
La candidatura di Milano e Cortina, se non sarà sostenuta dallo Stato con un assegno in bianco, cadrà.
In un contesto di risorse pubbliche sempre più scarse domandiamo a voi tutti: quali sono le priorità?
Pensiamo alla cronaca di questi mesi, di questi giorni, di queste ore: quali sono le priorità di un paese che lotta per qualche punto decimale aggiuntivo di deficit?
Essere contrari a queste Olimpiadi, celebrare con una festa la non candidatura torinese, è un importante passo per la liberazione dei Giochi Olimpici dalla speculazione finanziaria, dal debito e dalla devastazione ambientale.
Per questo, sabato 6 ottobre, siamo in Piazza Santa Giulia a far festa.

Contributo da Milano – Off Topic

Comunicato 26.09.2018

La settimana scorsa il Coni ha presentato al Comitato Olimpico Internazionale la candidatura Lombardo-Veneta (Milano e Cortina) per le Olimpiadi Invernali 2026. Dopo mesi di liti e veti incrociati tra le varie anime del Partito Unico Olimpico (più per guadagnarsi leadership, governance e la fetta più grande del business, che per dissidi nel merito) è saltata la candidatura trina Milano-Torino-Cortina e il governo si è fatto da parte. Anche se la partita non sembra ancora chiusa perché il M5S sta di nuovo cercando di tirare in ballo Torino prima che il C.I.O. si riunisca il 10 ottobre a Buenos Aires per vagliare le candidature ricevute.

Poteva prevalere il buon senso, ma appetiti e protagonismo di Sala, Fontana e Zaia (inedito feeling Pd-Lega) hanno avuto la meglio.

Si passa così dalla padella alla brace, a meno che il C.I.O. non decida di respingere la candidatura, perché restano intatti i motivi per dire no:

  1. Zaia e Fontana hanno già detto che senza i soldi del Governo andranno avanti comunque perché “le nostre sono Regioni ricche”; peccato non dicano dove prenderanno i soldi e quanti ne servirebbero;
  2. facile immaginare che, viste le difficoltà in cui si trovano tutti i bilanci degli Enti Locali, a pagare saranno come sempre le persone e le fasce più deboli della popolazione tra tagli a servizi, aumenti dei ticket, rincari di tariffe, aumento addizionali IRPEF regionali; stiamo ipotizzando, nessuno lo metterà mai per iscritto, ma siamo sicuri di non andare troppo lontano dalla realtà
  3. debito pubblico quindi, pagato da noi tutti a vantaggio dei pochi, come sempre in questo casi, che già stanno facendo i conti di quanto possono guadagnare tra impianti, opere connesse, infrastrutture e altre amene nocività
  4. ha vinto il modello Sala, ossia vendere la città come brand, dimenticando che le città sono in primis luoghi pubblici, relazioni, persone, bisogni quotidiani e non la vetrina esclusiva ed escludente che ha in mente il già Mr. Expo, ora pronto per una nuova governance commissariale; le città non possono vivere delle attese e delle promesse poi smentite dai fatti (vedi Expo) del grande evento o della grande opera di turno
  5. delle 10 città che si erano candidate 6 si sono già defilate, spesso sotto la spinta delle critiche dei propri abitanti, che quando hanno potuto pronunciarsi hanno sonoramente bocciato l’ipotesi olimpica; una settima, Calgary, sarà probabilmente la prossima rinunciataria visto che a breve sottoporrà la candidatura al giudizio della cittadinanza
  6. queste rinunce partono da un dato di fatto ossia che tutti i giochi olimpici degli ultimi decenni hanno visto costi ben superiori a quelli preventivati, che poi pesano come un macigno sui bilanci di città e paesi che le hanno ospitati (caso scuola l’indebitamento del Comune di Torino post 2006, il più alto tra quello delle città italiane, o dello stato greco dopo Atene 2004) ipotecando scelte future, cui si aggiungono le trasformazioni irreversibili, spesso inutili, le macerie e il consumo di suolo che inevitabilmente si genera
  7. ovviamente non ci sono bilanci preventivi, Piano dei costi e degli investimenti, a maggior ragione dopo il cambio di rotta di Torino e del M5S rispetto a candidatura Italiana e dietro front governativo, ma sicuramente le cifre girate in questi giorni sui media sono ben lontane dalla realtà e per difetto, se paragonate ai costi delle edizioni olimpiche dell’ultimo ventennio;
  8. anche senza la terza gamba piemontese, l’ipotesi di candidatura presentata spazia su una vasta area che coinvolge, oltre a Milano e Cortina, la Valtellina e alcune località del Trentino Alto Adige, con tutte le conseguenze che questo può comportare per garantire spostamenti rapidi ad atleti, tecnici, giornalisti o semplici spettatori, in termini di nuove infrastrutture, che andrebbero a gravare su territori già stressati da consumo di suolo, dissesto idrogeologico e, soprattutto, in ambienti fragili e particolari quali sono le valli alpine
  9. per quanto siano solo ipotesi, quello che filtra rispetto a siti e impianti su Milano, si parla di Scali per il Villaggio Olimpico, di Palasharp per il media center (ma c’era anche l’ipotesi Piazza d’Armi), più altri luoghi della città dove dovranno essere edificati gli impianti necessari alle varie discipline (dal pattinaggio, al curling, all’hockey); insomma come già visto per Expo aumenterebbe inevitabilmente la spinta speculativa sulla città a scapito della città pubblica e del diritto alla città
  10. in tutto questo lo Sport, i principi originari cari a De Coubertin, sono in secondo o in terzo piano, surclassati, come più volte Sala stesso ha ripetuto, dalla necessità di vendere il brand Milano (o Cortina), come fosse Coca Cola o Apple o Nike e dove il fine non è migliorare la qualità, la salubrità del vivere urbano, superando anche evidenti disparità “di classe” o il contesto centro-periferia, ma ribadirne la funzione di vetrina per attirare il ricco turismo globale; un meccanismo già in atto da anni e che sta trasformando Milano in città sempre più esclusiva ed escludente (7^ città più cara al mondo, qualche decina di posizioni più giù nella classifica del potere d’acquisto dei sui abitanti e solo 147^ per qualità della vita).

Abbiamo un anno di tempo, fino al settembre 2019, quando il C.I.O. si riunirà in seduta plenaria a Milano (…un piccolo conflitto d’interesse ma a Malagò, Sala e Fontana sembra non importare) per assegnare i giochi. Un lungo anno in cui servirà innanzi tutto informare le persone, rompendo la cappa mediatica di unanimismo e servilismo pro Olimpiadi che abbiamo già visto in funzione per Expo2015, con l’obiettivo di dimostrare al CIO e convincerlo che proprio non è il caso di assegnare i giochi olimpici a Milano.

Iniziamo a scoperchiare la pentola il 4 ottobre a Piano Terra, Via Confalonieri 3 (M5 Isola o M2 Garibaldi), per capire e approfondire il ragionamento e raccogliere disponibilità a costruire un fronte contrario alla candidatura (come già Torino aveva fatto).

 Evento Facebook: https://www.facebook.com/events/238571540162586/?ti=icl

 Vi aspettiamo!

Lo stato delle cose e le iniziative prossime venture

Comunicato CoNO2026 26.09.2018

  1. Che bilancio possiamo trarre dell’azione del Coordinamento No Olimpiadi ?

Possiamo essere soddisfatti di quanto fatto finora, abbiamo fatto il possibile per rendere più visibili i diritti dell’ambiente in cui viviamo e dei cittadini che vedono i soldi del bilancio pubblico utilizzati per opere superflue. Torino al momento risulta non essere più candidata per le Olimpiadi invernali del 2026, questo era il primo obiettivo da raggiungere, come semplici cittadini che hanno assistito, loro malgrado, al grande imbroglio di Torino 2006. Nell’amministrazione torinese rimane la tentazione di lasciarsi coinvolgere nell’infausta avventura Olimpica, e comunque al momento ci sono altre due città italiane, Milano e Cortina, coinvolte nel baraccone agonistico-mediatico retto dal Cio. Per questo faremo del nostro meglio per proseguire il nostro impegno contro l’evento olimpico, collaborando attivamente con le associazioni delle altre città coinvolte. Ad oggi possiamo contare sull’impegno comune dell’associazione milanese Off Topic.

  1. Quali iniziative ha in serbo il Coordinamento No Olimpiadi, nel caso il governo in carica dovesse smentire la propria parola, e decidere di fornire il proprio apporto finanziario ad una candidatura Olimpica italiana?

In questo caso il Coordinamento No Olimpiadi si muoverebbe a livello nazionale per impugnare un’eventuale legge che fornisse fondi pubblici alle città candidate. Tra i vari strumenti democratici, non si esclude la raccolta firme necessaria alla richiesta di un referendum popolare per l’abrogazione di tale legge.

  1. Con la fine (speriamo) della candidatura olimpica di Torino, sul territorio della provincia di Torino possiamo dire che viviamo nel migliore dei mondi possibili?

Purtroppo no, ci sono molti impianti nelle vallate alpine intorno a Torino, come quello di Pragelato ad esempio, che rimangano abbandonati a loro stessi. Di fatto non sono mai stati utilizzati dopo l’evento olimpico di dodici anni fa, e nessuna istituzione pubblica si è mai preoccupata di intervenire a questo proposito. Siamo convinti che finché questi impianti rimarranno così come si trovano, qualche trafficone speculatore sarà tentato di riproporre un loro improbabile utilizzo per qualche Grande Evento Sportivo prossimo venturo. Esortiamo i comuni e la Regione Piemonte a munirsi dei fondi necessari ad eliminare queste brutture architettoniche, che vennero erette disboscando ettari ed ettari di alberi utili a proteggere le popolazioni montane da alluvioni e valanghe. Per questo chiediamo che, una volta scomparse gli inutili e fatiscenti impianti, venga il totale rimboschimento di questi siti. Occorre ricordare quanto accaduto nella primavere di quest’anno a Bussoleno, in Val di Susa? La mancanza del riparo naturale offerto dagli alberi ha permesso all’acqua alluvionale di invadere un’intera borgata. Questi dovrebbero gli interventi in cima all’agenda di ogni amministratore, ma questo, purtroppo, è il paese dove le scuole sono inagibili e dove più di 40 persone muoiono per mancanza dei più elementari controlli, come è successo per il Ponte Morandi , a Genova.

  1. A quali iniziative parteciperà il CoNO nelle prossime settimane?

Saremo presenti alle due assemblee pubbliche che coinvolgono tutte le associazioni e i cittadini impegnati nell’opposizione ai Grandi Eventi e alle Grandi Opere. Uomini e donne di buona volontà del CoNO saranno presenti, dunque, a Venezia il 29 settembre, e a Firenze il 6 e 7 ottobre.

Giovedì 4 ottobre, alle ore 19:30 una nostra delegazione sarà presente alla prima assemblea milanese sul tema No Olimpiadi, presso Piano terra, in via Federico Confalonieri 3.

Infine, sabato 6 ottobre, in Piazza Santa Giulia, nel centro di Torino, Il Coordinamento No Olimpiadi ha in programma un concerto gratuito grazie al quale puntiamo a coinvolgere la cittadinanza torinese. Stando in mezzo alla gente, possiamo mostrare che la ragione e il buon senso sono dalla nostra parte, non da quella dei venditori di fumo che spacciano le Olimpiadi come eventi salvifici.

Il gioco delle tre corti sulla pelle dei cittadini

Assistiamo al degradante balletto olimpico con crescente curiosità. Sottolineiamo che ci troviamo in presenza di un’enorme bolla mediatica, dato che i fatti sono completamente assenti.

Al momento esiste questa sgangherata idea che le Olimpiadi del 2026 possano essere organizzate prive di coperture statali: un bluff. A  meno che i futuri soggetti coinvolti non decidano di tagliare i fondi sanitari, aumentare le aliquote fiscali o contrarre nuovi debiti.

Ma, siamo certi di questo, le coperture del governo arriveranno: non subito, ma arriveranno.

Arriveranno perché saranno stornati dalle priorità sociali del paese, sempre più povero, sempre più a pezzi.

Ora che l’infelice e sciagurata avventura olimpica spetta a Milano e Cortina (sempre che non vi siano improvvidi ritorni d’interesse della giunta torinese) occorre che l’opposizione ai Grandi Eventi si sviluppi su scala nazionale: in questo senso l’assemblea torinese del 9 settembre scorso ha dato buoni frutti, grazie alla partecipazione di alcuni militanti dell’associazione milanese Off Topic, da tempo attiva nel vigilare a protezione della propria città contro ogni politica predatrice.

Per quanto concerne Torino, la città dove operiamo, siamo ovviamente soddisfatti dell’esito: il nostro lavoro parallelo a quello dei consiglieri “contrari” del M5s – che non abbiamo mai sostenuto pubblicamente e che non ci rappresentano – hanno messo in chiaro che non esistono le condizioni sociali, economiche e culturali per organizzare le Olimpiadi del 2026.

Noi, al momento, abbiamo contribuito a salvare la città dal saccheggio che colpirà coloro che oggi gioiscono per aver già in tasca la candidatura per il 2026.

Storia finita a Torino, quindi? Dipende dal valore che si darà alla parola democrazia. Al momento una delibera votata dalla maggioranza dal M5s impedisce la candidatura dato che sono presenti, e votati, quattro punti in totale antitesi rispetto l’attuale ipotesi Milano-Cortina.

Per queste ragioni l’impegno del Coordinamento No Olimpiadi proseguirà, nella piena convinzione che proteggere il nostro ambiente possiede più che mai una valenza etica e morale. Finché i terreni che ospitano gli ex-impianti, che ora versano in stato di totale abbandono e incuria, non verranno restituiti alla loro iniziale condizione, ci saranno sempre speculatori pronti a proporre un loro nuovo utilizzo in chiave Olimpica. E dunque, chiediamo a gran voce, in nome dell’autentico benessere delle popolazioni interessate, che vengano trovate le risorse per il rimboschimento di questi siti, una volta ripuliti dalle carcasse di plastica e  metallo che servirono ai quindici giorni dello sperpero a cinque cerchi del 2006. È giunto il momento di tornare a vivere in armonia, sicuri da alluvioni e valanghe che sono causate da un inclinazione faustiana al dominio cieco e ottuso del nostro habitat.

Siamo stanchi di una politica che non sa prevedere le catastrofi causate dall’incuria e dall’avidità, e che sa soltanto piangere le morti quando ormai è troppo tardi. Di anno in anno, il numero di città candidate alle Olimpiadi Invernali scende fino ridursi a poche unità, spia evidente, che nel mondo, ben pochi vogliono convogliare le risorse pubbliche per una kermesse che non porta alcun vero benessere, soltanto in Italia si ripetono all’infinito vuoti slogan a favore delle Olimpiadi, nel tentativo di colmare un distacco imbarazzante dalla realtà dei fatti.

Sabato 6 ottobre, nel centro di Torino, in Piazza Santa Giulia, il Coordinamento No Olimpiadi invita la cittadinanza ad un concerto gratuito, scopo della serata sarà quello di sensibilizzare ulteriormente  sula nostra lotta, negli stessi giorni in cui il Cio, a Buenos Aires, deciderà quali saranno le candidature da promuovere, in vista della decisione finale del settembre 2019.

A Milano giovedì 4 Ottobre ore 19:30 (presso Piano Terra, via Federico Confalonieri 3 – Milano) si terrà la prima assemblea metropolitana per informare, approfondire e costruire un fronte contrario nella città.

Inoltre, una nutrita delegazione del Coordinamento No Olimpiadi parteciperà attivamente alle assemblee dei movimenti di base contro le Grandi Opere e i Grandi Eventi, a Venezia il 29 settembre e a Firenze il 6 e 7 ottobre.

Infine, per ribadire con forza e lucidità le proprie posizioni e informare correttamente la popolazione torinese sugli sviluppi futuri, il CoNO convoca una conferenza stampa mercoledì 26 settembre, alle ore 11 di mattina, nelle sale del Municipio di Torino.

Lettera aperta alla stampa nazionale

Cari amici,
il mondo discute se fare le Olimpiadi e, fino ad ora, ovunque vi sia stato un confronto aperto le candidature sono state ritirate.
In Italia questo non accade: in Italia vi è solo una sterile discussione provinciale su dove fare le Olimpiadi, e non se queste oggi abbiano ancora un senso sociale, culturale ed economico.
Per questa ragione abbiamo scritto una lettera – che trovate in calce – a tutte le redazioni dei maggiori quotidiani nazionali.
Consapevoli che lo spazio del confronto democratico nel nostro paese è un rimasuglio, al contempo abbiamo deciso di attuare un’azione di mail bombing.
Ogni giorno, più o meno alla stessa ora, i direttori dei maggiori quotidiani riceveranno una lettera di sollecito: affinché il confronto sulle Olimpiadi in Italia possa iniziare al più presto.
Chiediamo anche a voi di condividerla sulle vostre pagine social

 

Gentile direttore,

le recenti vicissitudine politiche, economiche e sociali del nostro paese fondano sulla perpetua mancanza di risorse economiche.

In questo contesto chiediamo che venga dato spazio ad un reale dibattito inerente l’embrionale candidatura olimpica italiana.

Cadono una dopo l’altra le città “concorrenti” e, al momento, quella italiana non è nemmeno una candidatura: l’Italia è l’unico, e ultimo, paese del mondo a dichiararsi disponibile ad accogliere i Giochi del 2026.

Questo perché ovunque vi sia stato un accurato dibattito pubblico è emersa la totale insostenibilità economica delle Olimpiadi per come oggi sono strutturate. Dove il popolo, così volgarmente blandito in questi tempi bui, ha potuto esprimersi con un referendum i sogni olimpici dei politici sono immediatamente crollati.

La nostra ovviamente non è una crociata contro lo sport, di cui riconosciamo il valore culturale e sociale: il nostro è un invito alla riflessione sulle priorità economiche di questo paese, che non sono certamente quelle di realizzare un Olimpiade.

Le molte promesse disattese da parte del governo in essere, a causa dei tagli di bilancio, vengono bellamente compensate in nome di un grande evento che non coinvolge l’intero territorio italiano, che lascia debito e devastazione ambientale – come nel caso di Torino 2006 – che drena risorse che potrebbero essere investite in operazioni più proficue e socialmente trasversali.

Chiediamo che anche in Italia, come in tutto il mondo civile è già accaduto, si apra un serio confronto sulla candidatura Olimpica del 2026, in nome della democrazia e della libertà di parola.

Questa lettera è stata inviata alle redazioni di tutti i maggiori mezzi di comunicazione nazionali: attendiamo fiduciosi la pubblicazione.

Grazie per l’attenzione.

CONO – Coordinamento No Olimpiadi

COMUNICATO DAI TERRITORI (Torino Milano e Cortina)

In un tempo di evidente crisi sociale, il governo italiano insiste a perseguire una politica centrata sul principio del gigantismo economico, nonostante la penuria di risorse, nonostante i tagli di bilancio, nonostante i dogmatici vincoli finanziari.
Gigantismo non solo nelle opere infrastrutturali (TAV, TAP, Terzo Valico….) che vengono pervicacemente tutte confermate – nei fatti e al di là delle buone intenzioni – ma anche sul piano dei grandi eventi.
Nonostante lo stringente bisogno di risorse da indirizzare per contrastare la povertà e il degrado sociale e per mettere in sicurezza il territorio e le sue strutture, (come ulteriormente dimostrato dal drammatico crollo del ponte Morandi) il Governo Italiano impone la volontà di candidarsi a organizzare i Giochi Olimpici invernali del 2026: evento che impegnerebbe decine di miliardi di euro!

Una candidatura fittizia, poiché l’Italia è ormai l’unico paese in Europa disposto a ospitare tale mega evento. Tutti gli altri paesi , dopo un primo interessamento, hanno rinunciato dopo aver preso coscienza, in alcuni casi dopo consultazione pubblica, dell’insostenibilità ambientale ed economica della formula in essere.
All’appello delle città ritirate, dopo Sion, Graz, Innsbruck, manca solo Stoccolma, che presto verrà a chiamata ad esprimersi.
Solo in Italia, patria del debito pubblico fuori controllo- debito improduttivo e clientelare – resiste il mito del grande evento olimpico!

Resiste perfino malgrado i disastri, visibili, materiali, innegabili, dei Giochi Olimpici di Torino 2006. Resiste nonostante il rifiuto del Comune di Roma a distruggere le sue risorse pubbliche ospitando i Giochi Olimpici del 2020: rifiuto che ottenne un ampio consenso popolare.
Il Coni e il Governo Italiano, oggi, al fine di accontentare tutte le fameliche ingordigie politiche e le loro clientele imprenditoriali, hanno così partorito l’idea delle “Olimpiadi delle Alpi”: i Giochi saranno sparpagliati sull’intero arco alpino, al fine di venire incontro alla richiesta di sostenibilità ambientale ed economica pretesa – così sostengono – dal Cio.
Milano, Cortina e Torino, val Di Fiemme, Bormio, Sestriere e molte altre località sperano di ricevere in dono dal Coni qualche gara e molti soldi pubblici. Subito si è alzata la canea dei vari sindaci, delusi da una fetta di torta, assottigliatasi per accontentare tutti. Un coro di voci sgangherate, da cui emerge la volontà di mettere le mani su quanti più soldi possibile. E in questa corsa all’arraffo sono ugualmente coinvolti tanto partiti di governo (Lega – M5S) quanto partiti all’opposizione (PD, Forza Italia) prefigurando così il PARTITO UNICO delle OLIMPIADI.

I Giochi Olimpici, come dimostrato da innumerevoli studi scientifici, hanno sempre una caratteristica squisitamente speculativa: fondate sul debito, pubblico e privato, sono investimenti ad alta intensità di capitali e scarsa intensità di lavoro.
Un brand utile a rilanciare il turistificio di massa e la montagna luna park nelle località turistiche montane, sempre più in lotta per accaparrarsi fette del turismo ricco globale.
È un brand utile a metropoli sempre più città vetrina, che senza montagne ma con tante aree su cui speculare, vogliono fare un’operazione di marketing territoriale per gli stessi motivi delle località montane.

Le Olimpiadi, da quando sono state sequestrate dal settore privato – il Cio è privato – e dalla politica che necessita di vetrine propagandistiche finanziate da denari pubblici, sono un potente meccanismo redistributivo di risorse: dal basso verso l’alto. Con dispositivi di governance eccezionali ed emergenziali, come per il caso di Expo 2015, che derogano il patto civile e sociale alla base della democrazia con conseguenze irreversibili (es. dal Job Act ai commissari straordinari, dalla gestione privatistica di denaro e beni comuni alla narrazione tossica per vendere l’evento). Esattamente come le grandi opere, i grandi eventi servono solo a chi li organizza, come bancomat per spartirsi fondi pubblici e pezzi di territori a colpi di asfalto e cemento armato.
Ora, allargare la parte di territorio interessata – come da mirabolante idea del Coni accettata dal Governo – non fa che acuire questo modello, rendendolo ancor più violento.

RISPETTO A TUTTO QUESTO
il CoNO si oppone alla candidatura italiana ai Giochi olimpici invernali del 2026.
Non già la ricerca di un impossibile sostenibilità economica ed ambientale muove il nostro operato.
Il nostro obiettivo è rendere le Olimpiadi del 2026 prive di candidati: al fine di liberare i Giochi dalla speculazione in essere, e farli tornare a una dimensione umana.
Per fare questo opereremo di concerto con i soggetti che perseguono la stessa lotta nei vari territori interessati dalla candidatura olimpica del 2026, al fine di sensibilizzare l’intero paese rispetto la speculazione finanziaria, l’ennesima, che si prospetta.

Coordinamento No Olimpiadi, Torino Milano e Cortina , settembre 2018

Ecco le prime iniziative:
Milano: “Olimpiadi a Milano? No, grazie”
Assemblea cittadina e a seguire concerto
Giovedì 4 ottobre, h 19.30 Via Confalonieri 3, Milano – Piano Terra
Torino: concerto e info nella prima settimana di ottobre